L’acqua come oro

L’acqua costituisce un elemento naturale preziosissimo in Alta Murgia, le scarse precipitazioni e le caratteristiche carsiche del suolo fanno sì che  sia praticamente assente un’idrografia superficiale se pur,  la presenza di corsi d’acqua in epoche remote è attestata  tutt’oggi dalla toponimia locale di alcuni luoghi (Acquatetta, Pantano,Torrenti di Pisciulo, etc). Da sempre quindi l’uomo si è ingegnato per  recuperare la maggior quantità di acqua caduta dal cielo sotto forma di precipitazioni, prima che il suolo la inghiottisse portandola ad alimentare la falda idrica sotterranea.
I manufatti architettonici realizzati per assolvere la funzione di approvvigionamento idrico, sono: i votani, i pozzi, le piscine, e le neviere, ma  nelle stesse masserie i tetti erano utilissimi ricettori di acque meteoriche che  attraverso grondaie in pietra o argilla andavano a riempire  i pozzi.
Piscine, pozzi e votani, continuano ad essere usati nelle campagne, mentre in città oggi l’Acquedotto Pugliese, il più lungo del mondo , porta l’acqua del Sele fino alle nostre “sitibonde” terre.
Un’opera di  notevoli dimensioni è stata poi la realizzazione dell’Acquedotto rurale che,  diviso in tre grosse sezioni (baresetarantina e lucana), è il più grosso d’Europa. Grazie a questo sistema idrico molte masserie (non tutte purtroppo) hanno potuto affrancarsi dall’utilizzo delle acque meteoriche.

I VOTANI

Sono gli  antesignani dei pozzi, servivano a raccogliere l’acqua di falde superficiali, erano quindi posti in prossimità di quest’ultime.  Costruiti in tufo o pietra calcarea a secco e resi impermeabili, sono di forma cilindrica  sprofondati verticalmente nel suolo senza alcuna copertura, al fine quindi di evitare l’evaporazione dell’acqua causata dal sole venivano circondati da folti  e ombrosi alberi.

LE NEVIERE O NEVERE

In Alta Murgia l’inverno portava , soprattutto in passato, abbondanti nevicate e, quando non esistevano i frigoriferi,  raccogliere e conservare la neve, dava la possibilità di vendere alle più calde città della costa, questo prezioso derivato dell’acqua , durante i mesi estivi. Con la neve della murgia, in città come Trani , Barletta, Bari si confezionavano gelati e granite.
Le Neviere erano lo strumento fondamentale di una attività, quella del commercio della neve, che  costituiva un importante settore economico, sia dal punto di vista di manodopera impiegata che per gli introiti che garantiva.
Molto simili alle piscine, anch’esse sembrano abitazioni sprofondate nel terreno, con le volte a botte sovrastate da un tetto spiovente, ma vi si differenziano per la maggiore elevazione rispetto al piano del suolo e per la copertura di terra e erba del tetto che serviva a rendere gli ambienti sottostanti meno permeabili al calore del sole. La neviera si riempiva da un’apertura superiore detta chiave, mentre lateralmente due porte di legno consentivano il recupero dei blocchi di ghiaccio.
Fasci di sermenti  deposti sul suolo dell’ambiente interrato garantivano che il suolo terroso non sporcasse o sciogliesse la neve.
Molte neviere erano del demanio che gestiva il commercio  con un’apposita legislazione, il valore della neve era stabilito dalla sua “purezza”, da quanto fosse stata contaminata nell’azione di raccoglimento e di conservazione. Quando il sole calava, i blocchi di ghiaccio venivano avvolti in sacchi di tela e caricati su carri ricoperti di paglia, la corsa notturna verso la costa doveva essere il più veloce possibile, ecco perché le masserie di posta, collocate lungo i tratturi principali fungevano da veloci soste per il cambio dei cavalli stanchi con cavalli freschi.

LE PISCINE

Sembrano case sprofondate nella terra, realizzate in pietra calcarea con volte a botte sovrastate da un tetto spiovente, sempre in pietra. Erano disposti in prossimità delle parti terminanti di lame e avvallamenti, in modo da raccogliere la maggior quantità di acqua piovana che di lì scivolava in caduta. Erano e sono tutt’oggi i principali punti di abbeveraggio per gli animali al pascolo.

I POZZI

A differenza dei votani erano totalmente chiusi, sempre in pietra o tufo, anch’essi raccoglievano l’acqua di falda,  si trovavano soprattutto a valle, o, come detto, nelle masserie, dove raccoglievano l’acqua piovana.
Una versione più moderna di questo manufatto sono i pozzi artesiani che raccolgono, attraverso profonde perforazioni, l’acqua sotterranea in pressione.

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