Quando parliamo di abitazioni e di Murgia, la prima cosa che ci viene in mente sono Le Masserie, manufatti abitativi le cui origini risalgono all’ XI secolo ma che sono cresciuti in numero e spesso in grandezza per tutti i secoli successivi fino a metà del XIX secolo.
Le prime masserie risalgono quindi al periodo Normanno-Svevo, spesso modellate sulle curtes preesistenti, unità produttive rurali a loro volta sviluppo delle ville romane diventate punto di riferimento nelle zone di campagna durante le invasioni barbariche. Sotto il governo di Federico II di Svevia, assistiamo alla fondazione di numerose Masserie Regie e Casali che rappresentano i poli di attrazione di una strategia di ripopolamento delle campagne da parte dell’Impero. Quello che era stato un sistema di organizzazione del territorio basato sulla divisione in feudi, proprietà di signori locali (conti o baroni), sotto Federico II perde potere a favore di uno Stato che cerca (riuscendoci magistralmente) di centralizzare la gestione del territorio.
In questo periodo le Masserie Regie appartenevano quindi al demanio dello Stato e venivano gestite dal magister massarium (uno per ciascuno dei tre Giustizierati : Terra Ydronti [Otranto], Terra di Bari e Capitanata, con i quali Federico II, il Puer Apulie , aveva diviso il territorio pugliese), al quale erano sottoposti i massari , che conducevano le masserie minori e i Casali, piccoli nuclei abitativi rurali anch’essi dipendenti dalle Masserie Regie. Quando pensiamo a queste ultime, tuttavia, non dobbiamo immaginare, costruzioni rurali imponenti, esse erano, invece, costituite da un casupola che serviva come deposito degli attrezzi e derrate, da una stalla, dalla domus , lo spazio abitativo, e da una curtis delimitata da un muretto a secco, dove si allevavano gallinacei e suini.
Tutto questo sistema si smantella durante la successiva dinastia Angioina e la seguente Aragonese. La Puglia, nel tardo Medioevo, diviene, per lo Stato, una riserva di derrate alimentari da sfruttare il più possibile e si assiste alla rifeudalizzazione di intere parti del demanio. Il settore economico che meglio resiste da un punto di vista commerciale è la pastorizia, spesso a discapito dell’agricoltura sullo sviluppo della quale s’investe sempre di meno.
In questo periodo assistiamo ad uno spopolamento delle campagne ma nello stesso tempo la perdita di centralità delle città costiere, causata dallo spostamento dei traffici marittimi dall’Adriatico al Tirreno, avvantaggia l’ascesa dei centri sub costieri (Corato, Ruvo e Andria) e più interni (Gravina e Altamura) che esportano i loro prodotti verso Napoli sfruttando la viabilità romana (Appia).
I contadini ora si trasformano in pendolari, vivono cioè in città e si recano quotidianamente nei campi.Gli unici a risiedere ancora nelle campagne sono i massari di campo e di pecore e i pochi lavoratori che li assistono.
In questo periodo viene istituita la Dogana per la mena delle pecore in Puglia e questo nuovo organismo giuridico amministrativo modifica profondamente gli assetti economico-territoriali del territorio pugliese.
La Dogana regolando la Transumanza, in tutte le sue fasi, divise anche il territorio in diverse unità produttive, differenti per funzione e caratteristiche strutturali. Nelle pagine di questa sezione del sito riportiamo una descrizione delle diverse tipologie di Masserie presenti sulla Murgia.ALCUNE PRECISAZIONI SULLE MASSERIE
Centinaia sono le masserie sparse su tutto l’Alta Murgia, alcune tutt’oggi abitate, tante altre, invece, ormai ruderi diroccati, ma dall’innegabile fascino. I materiali autoctoni con i quali sono state costruite fanno sì che i loro colori e spesso le loro forme si integrino perfettamente con l’ambiente circostante e questo è ancor più visibile lì dove, il prolungato stato di abbandono, ha permesso alla natura di riconquistare i suoi spazi , invadendo, con vegetazione spontanea, gli ambienti un tempo vissuti dall’uomo.
Non dobbiamo pensare che la costruzione delle masserie fosse basata su progetti grafici scritti; i lavori erano diretti da un mastro muratore che in accordo con il proprietario del terreno e, tenendo ben presenti le sue esigenze, stabiliva dove era più opportuno collocare geograficamente la costruzione(in posizione vantaggiosa metereologicamente e vicina alle fonti di approvvigionamento dei materiali da costruzione), come strutturare gli spazi (questa era un’operazione che si definiva in itinere sulla base di un idea più generale stabilita in partenza) e i materiali da impiegare. A questo proposito apriamo una veloce parentesi. Le costruzioni di un certo valore erano solitamente realizzate, nella parte inferiore, quella portante, in mazzaro duro, una pietra dalla caratteristica compattezza , pregiata, poiché di scarsa reperibilità. Il mazzaro duro era usato anche per le finiture (capitelli, stipiti scale) , gli elementi decorativi nonchè forni e camini, la durezza di questo materiale resisteva, infatti, alle alte temperature evitandone la crepatura. Di “tufo calcareo“, materiale lapideo tipico della murgia e di alta disponibilità, erano costruiti invece i piani superiori o tutte quelle parti che non necessitavano di una elevata resistenza. L’intonacatura si eseguiva con materiali derivati dal tufo stesso. Inutile specificare che, quello che descriviamo come il “miglior modus operandi” nella pratica poteva subire una serie di variazioni dovute alle disponibilità economiche del committente, è abbastanza comune quindi trovare costruzioni realizzate totalmente in tufo,un materiale “povero” che, pur avendo ottime capacità isolanti (da un punto di vista termico), è tuttavia estremamente poroso, cosa che ne sconsiglia l’utilizzo per le fondazioni, che era bene fossero il più possibile refrattarie all’assorbimento dell’umidità del suolo.