DAL 3500 A.C. AL IV SEC. A.C
Nascono i primi insediamenti rupestri ad opera delle popolazioni Iapigie, Peucetie, Daunie, Messapie; dediti alla pastorizia e alla guerra per la conquista di nuovi territori.
DAL VIII AL III SEC. A.C
Dall’VIII sec. all II sec. la Puglia fu sede della colonizzazione greca che, specie nella parte ionica (nel Tarantino) le conferì il nome di “Magna Grecia”.
Successivamente nel III sec. a.C. la conquista romana della murgia, seguita alla vittoria sui Sanniti (ed in particolare alla conquista di Silvium, una delle loro più importanti roccaforti, modificò profondamente gli assetti socio-economici della zona.
DAL III SEC. A.C AL III SEC.D.C
I Romani combatterono per la conquista dei territori sottoposti alla città di Taranto che la costrinsero alla resa nel 272 a.C. ma per parlare di un totale assoggettamento a Roma di questa parte della Puglia, dobbiamo aspettare la fine della seconda guerra Punica (218 a.C-201 a.C.) combattuta contro Annibale.
Il territorio murgiano, tuttavia, non fu mai del tutto pacificato. Per tutto il loro impero, fino alle invasioni barbariche del V sec d.C., i Romani dovettero gestire le spinte autonomistiche delle popolazioni locali, che in più di una situazione portarono a rivolte represse nel sangue. Questa difficile situazione socio-politica comportò, negli anni, il decadimento economico della zona che ebbe il suo culmine tra il I e il III sec d.C. quando i traffici più importanti si spostarono dalla direttiva Appia alla nuova via Traiana, vicina alla costa adriatica.
DAL IV AL IX SEC.D.C
Nei cinque secoli successivi alla disfatta dell’Impero Romano d’Occidente, molti popoli stranieri si succedettero al governo di questo territorio: Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi, e Germanici. Questo costituì un elemento di innegabile instabilità, ma nello stesso tempo fece sì che i territori murgiani si arricchissero degli apporti di differenti culture che hanno lasciato tracce tutt’oggi visibili.
Sotto i Goti, il territorio murgiano fu interessato dal conflitto tra questi e i Bizantini di Giustiniano e tra il 546-547, Gravina di Puglia fu completamente distrutta e i suoi abitanti, dispersi, si rifugiarono nei pressi delle grotte vicino Spinazzola (già abitazioni trogloditiche).Questo stesso nucleo nel IX secolo, si trasferì sulla riva sinistra della stessa gravina, dando vita alla Civitas Gravinae.(anche Ruvo fu distrutta dai Goti nel 463 d.C.).
Tra il 568 e il 774 d.C. registriamo la presenza dei Longobardi, i quali dopo aver conquistato tutto la penisola italica da nord a sud nel VII sec. d.C. arrivarono , attraverso la via Traiana e la via Appia fino a Taranto e Brindisi.
Forte fu il conflitto tra i Longobardi e la Chiesa che vide ridotti i suoi poteri fino al 662, anno in cui registriamo la conversione in massa di questa popolazione.
Nel VIII sec. d.C il ritorno dei Bizantini, ridiede poteri alla Chiesa. Nel 867 Gravina venne eletta sede episcopale. La cintura tra Altamura, Gravina e Matera serviva ai Bizantini per governare i territori interni (specie durante il tentativo di conquista da parte dei Saraceni), essendo già essi molto forti nel controllo della costa. Nonostante tutto per quarant’anni i Saraceni con continue incursioni dalla costa saccheggiarono e distrussero alcune città dell’interno tra cui: Spinazzola, Gravina, Acquaviva, Matera ed Altamura. Il tutto ebbe fine solo nel 994 con l’assedio di Gravina, che ne uscì vittoriosa.
DAL XI AL XIV SEC D.C.
Dopo l’anno 1000 ai Bizantini e agli Arabi succedettero i Normanni che conquistarono completamente la Puglia nel 1130 con Ruggero II, nominato re da Papa Innocenzo II. Dopo i governi di Guglielmo (1154 -1172), Tancredi (1190 -1194) e Guglielmo II la corona del Regno di Sicilia passò agli Svevi scesi al sud con Enrico IV di Svevia al quale succedette Federico II di Svevia, puer Apuliae, che governò per quarant’anni dal 1210 al 1250 lasciando indelebili e positivi segni sul territorio.
A Federico II , seguirono i suoi figli: Corrado e Manfredi, fino al 1266 anno in cui gli Angioini, con Carlo I d’Angiò con l’appoggio di Papa Clemente IV, conquistarono il regno. La dinastia Angioina vide il susseguirsi di un gran numero di re e regine, fino al 1435, anno in cui la morte senza eredi della regina Giovanna II portò all’estinzione della dinastia e all’ascesa degli Aragonesi. Fu questo un periodo buio per il territorio murgiano che fu parcellizzato tra signori e signorotti locali che spingevano all’autonomia dei propri possedimenti.
Alfonso d’Aragona istituì la “Dogana per la mena delle pecore in Puglia”, provvedimento che, pur regolando quella che era ormai la principale attività economica pugliese, la pastorizia, aveva delle ripercussioni sull’organizzazione di tutti gli altri settori economici, l’agricoltura, in primis. Dopo la congiura dei baroni (1485-1486), appoggiata da Papa Innocenzo VIII , che vide la conquista delle città di Spinazzola, Rutigliano e Barletta,da parte dei ribelli, gli Aragonesi con Carlo VIII riconquistarono il Regno. Nel 1500 un accordo tra i Regni di Francia e di Spagna portò alla divisione del Regno di Napoli sotto Federico III d’Aragona, fino al 1501. Problemi sorsero per stabilire a chi dovesse spettare la Capitanata, terra ricchissima da un punto di vista agricolo e pastorale. Queste vicende coinvolsero soprattutto i centri di Canosa e Ruvo e fu in questo clima che nel 1503, presso Corato si svolse la famosissima Disfida di Barletta tra cavalieri italiani e francesi. La rinuncia francese, con la Tregue di Lione portò Ferdinando il Cattolico a conquistare il Regno di Napoli, egli riuscì ad ottenere la restituzione da parte di Venezia delle città costiere, che continuarono, comunque, a tessere rapporti commerciali con la Repubblica di San Marco, esportando ai veneziani tutti i prodotti tipici della ricchezza pugliese.
DAL XVI AL XVII SEC. D.C.
Tra il 1528 e il 1529, sempre durante il regno di Ferdinando il Cattolico, Spagnoli e Francesi combatterono a lungo, e i signori locali(Carafa, Orsini, Del Balzo, Caracciolo), si alleavano, ora con gli uni ora con gli altri, secondo le convenienze. In più il banditismo e la peste falcidiarono le popolazioni. Nel 1529 l’esercito francese venne sconfitto e ciò portò alla pace di Cambrais. La Puglia fu divisa in tre provincie :Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto, ma la gestione feudale del territorio, diviso fra le tante famiglie locali che annettevano legalmente e non alle loro proprietà intere parti del demanio, portò ad un malcontento generale che fece crescere il fenomeno del banditismo al quale, per tutto il XVI secolo, bisogna aggiungere il pericolo delle incursioni turche e corsare. La crisi agraria caratterizzata dal fallimento della produzione del grano e la Guerra dei Trent’anni peggiorò la situazione; le popolazioni dovevano sottostare ai soprusi dei signori e ai dazi sempre più alti imposti dallo stato.
La rivolta di Masaniello (1648), a Napoli, infiammò gli animi delle popolazioni di tutto il meridione, che ingaggiarono una durissima lotta anti spagnola e anti feudale, che fu però repressa nel sangue. Nel 1656 -1657 si aggiunse la peste a peggiorare la situazione delle genti di Puglia. Nel 1713, col Trattato di Utrecht ebbe fine la dominazione spagnola del Regno di Napoli e l’Austria annettè a sè i domini italici.
DAL XVIII AL XIX SEC D.C.
Nel 1734 con la sconfitta austriaca nella battaglia di Bitonto ebbe inizio la monarchia borbonica. Le oligarchie locali continuarono a vessare le popolazioni, il distacco tra la capitale del Regno e le province e localmente tra le città e la campagna furono le cause principali del declino delle zone interne. In Più, la guerra dell’Europa conservatrice contro la Francia rivoluzionaria non agevolava certo i traffici economici. Aumentò il brigantaggio, il rifiuto della leva obbligatoria. Altamura, Gravina , Andria e Bitonto erano tra le città più popolate del meridione d’Italia. In questo periodo si crearono due opposte fazioni quella che sosteneva la causa repubblicana (come Altamura, Acquaviva, Martina Franca) e quella che appoggiava la causa borbonica, la quale con la spedizione sanfedista del Cardinale Fabrizio Ruffo riuscì nel 1799 a reprimere i ribelli. Di qui fino all’arrivo di Garibaldi, la borghesia locale ebbe tutto il tempo per radicare, in modo capillare, il proprio potere sul territorio.
Dal 1805 al 1814 si ebbe un decennio di dominio francese.
Il 2 agosto del 1806 Giuseppe Bonaparte diede il via, attraverso la Legge sull’eversione della Feudalità, alla ripartizione di massa dei demani feudali, a questo si aggiunse la parcellizzazione di 100 mila ettari di demanio pubblico derivati dalla soppressione della Dogana per la mena delle pecore . La messa a coltura di gran parte di territorio murgiano , fece sì che il patrimonio boschivo e zootecnico pugliese e, nello specifico, murgiano, diminuisse drasticamente, ciò fu l’incipit di un problema ambientale che tutt’oggi persiste ( per le stesse ragioni). L’economia si avviava al capitalismo. I contadini si ribellavano e i briganti (tra i più famosi:Caruso di Torremaggiore, Cristella di Laterza, Carmine Crocco,Colasuonno, detto “il ciucciariello” di Andria) combattevano con continue imboscate contro i francesi. A tutto ciò si aggiunsero continue epidemie e carestie (tra il 1827 e il 1841).
Nel 1848 la rivoluzione borghese ridusse notevolmente i privilegi di questa classe, fino all’estate del 1860 quando il popolo appoggiò l’avanzata di Garibaldi che stava realizzando l’unità d’Italia, scatenando in Puglia una vera e propria guerra civile.
Nel 1861, realizzata l’unità d’Italia, fu avviata la distribuzione delle terre pubbliche ed ecclesiastiche, ma chi ci guadagnò furono sempre i ricchi proprietari d’un tempo; ciò costrinse gran parte delle popolazioni povere ad emigrazioni transoceaniche (tra il 1876 e il 1914 , 5.400.000 persone decideranno di abbandonare il meridione d’Italia e tra queste moltissimi saranno pugliesi).
Nel 1902 nacque la Fondazione dei Lavoratori della Terra. Il movimento dei braccianti pugliesi fu il più grosso del meridione, ma tutte le ribellioni furono represse dai governi Giolittiani con l’esplicito o meno aiuto dei latifondisti, l’opposizione dei quali ritardò notevolmente anche la realizzazione dell’Acquedotto pugliese, che si concluse durante il ventennio fascista, coprendo però, solo i centri abitati e non le campagne.
La Prima guerra mondiale (1915-1918) e l’avvento del Regime Fascista aumentò il distacco tra le città e le aree interne e in Alta Murgia si registrarono continui episodi di squadrismo agrario e repressione.
Superata la Seconda Guerra Mondiale (1939 -1945) e proclamata la Repubblica dalla fine degli anni ‘40 alla metà degli anni ’50, l’antifascismo portò con sè un vento di cambiamento che trascinò le menti nelle lotte per l’occupazione e i diritti dei lavoratori.
Nel 1957 il rifinanziamento della Cassa del Mezzogiorno spinse gli interventi economici a favore dell’industrializzazione (asse Bari-Brindisi-Taranto).
Il 13 gennaio del 1963 ad Altamura una grossa Manifestazione segnò un momento importante nella lotta contro le basi missilistiche americane (con testate nucleari puntate verso la L’Unione Sovietica) istallate sull’Alta Murgia.
Nel 1975 venne istituita la Comunità Montana della Murgia nord occidentale.
Nel 1985 organizzata la Prima marcia Gravina-Altamura contro l’installazione in alta murgia di tre poligoni militari permanenti . Nel 1987 si ebbe la Seconda Marcia Gravina- Altamura per la Pace.
Il 28 novembre del 1990 la proposta d’Istituire nell’area geografica Murgiana un Parco Nazionale, idea espressa dal Centro Studi Torre di Nebbia e dal Comitato promotore del Parco all’interno del documento “un parco per il futuro dell’Alta Murgia” ,arrivò come Disegno di Legge n.2549 e portò il 6 dicembre del 1991 all’approvazione della Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge n.394/1991) nella quale, L’area dell’Alta Murgia, fu inserita tra quei territori di grande pregio ambientale che di lì a poco sarebbero diventati nuovi parchi. Gli anni successivi sono fatti di alterne vicende, di lotte politiche per accelerare l’iter ti costituzione del Parco e opposizioni dei poteri forti che si opponevano all’istituzione di un’ area protetta che ne avrebbe vincolato lo spregiudicato sfruttamento del territorio.L’ 8 novembre del 2003 la Terza Marcia Gravina-Altamura registrò una grandissima adesione popolare (20.000 persone), la pressione dell’opinione pubblica sul potere politico porterà il 1 luglio del 2004 il Presidente della Repubblica a concludere l’iter burocratico con la firma finale del decreto istitutivo del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Ma le lotte non finiscono mai e il 14 maggio del 2005 la Quarta Marcia Gravina-Altamura, rilancia la lotta per costruire un reale Parco della Pace contro i poligoni militari e per sottolineare la volontà di una gestione partecipata del neo nato Parco.